Soprattutto nel caso tu sia un professionista, ma anche semplicemente se lavori freelance, allora dovrai sapere che un elemento cardine all’interno della tua fattura sarà la ritenuta d’acconto.

Cos’è la ritenuta d’acconto?

La ritenuta d’acconto è una trattenuta IRPEF sulle somme di denaro percepite da parte dei clienti titolari di partita IVA, e non si può applicare verso i privati.

Si tratta alla fine di una vera e propria sorta di anticipo sulle tasse da pagare complessivamente, ed essendo un anticipo, bisognerà poi in fase di compilazione della dichiarazione dei redditi andare a togliere l’ammontare delle ritenute.

Passiamo ai numeri. La percentuale della ritenuta d’acconto che riguarda i professionisti che non risiedono su suolo nazionale ammonta al al 20%, mentre andiamo poi al 30% per i non residenti in Italia. Attraverso le ritenuta d’acconto potrà quindi il cliente in persona (sostituto d’imposta), tramite il modello F24, riuscire ad anticipare parte delle tasse che andranno successivamente liquidate attraverso la dichiarazione dei redditi.

Parlando invece del trattamento in fattura, la ritenuta in questi casi si dovrà applicare in seguito sul valore totale del compenso accordato con il cliente, attraverso eventuali rimborsi spese e con la rivalsa INPS.

Ricordiamoci che viene esclusa dal calcolo l’eventuale cassa previdenziale! Come sappiamo, ormai i professionisti oggi possono essere suddivisi in due categorie, i professionisti che non rientrano cassa previdenziale e quelli che invece sono iscritti ad un albo e quindi dotati di una cassa di categoria.

I professionisti che però non fanno parte di alcuna cassa previdenziale, ai sensi dell’art. 4 comma 3 del D.L. 295/96, oggi possono usufruire della possibilità di addebitare ai committenti il 4% dei corrispettivi lordi.

Facendo la premessa che questa maggiorazione è puramente facoltativa, dal punto di vista fiscale deve però comunque essere soggetta all’IVA, generando quindi un aumento del corrispettivo, ed è imponibile ai fini IRPEF e diventa soggetta alla ritenuta d’acconto.

La situazione però cambia per i professionisti che fanno parte di una cassa previdenziale di categoria alla quale devono obbligatoriamente versare i contributi. Una parte di questi contributi, denominati anche contributi integrativi, vengono calcolati sul volume d’affari ai fini IVA per essere poi addebitati in fattura al cliente.

Infatti, diversamente dai professionisti senza cassa ma titolari di partita IVA, in questo caso la percentuale di rivalsa non è unicamente del 4%, ma cambia in base alla cassa di previdenza alla quale si aggancia.

Dal punto di vista fiscale questo contributo di integrazione deve essere assoggettato ad IVA però, non possedendo come abbiamo detto la natura di corrispettivo, non viene assoggettato all’IRPEF e quindi non costituisce base imponibile per il calcolo della ritenuta d’acconto.

Perché applichiamo la ritenuta d’acconto?

La ritenuta d’acconto si applica sostanzialmente perché in caso contrario il legislatore incontrerebbe tantissime difficoltà nel richiedere i versamenti delle imposte ad ogni singolo professionista e soprattutto avrebbe fin troppi problemi per chi non ne vuole sapere di versarle!per questo motivo attraverso il meccanismo della sostituzione dimposta e delle ritenute dacconto si riesce efficacemente a spostare alla cima del processo il prelievo erariale su enti che difficilmente potrebbero defilarsi (come ad esempio le società).

Ma il mondo delle ritenute d’acconto non finisce qui, ed anzi, per ogni professione è prevista una ritenuta d’acconto diversa. Se vuoi sapere quale spetta a te per la tua classe di professione, puoi approfondire qui

 

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