Spreco di Cibo nel mondo

Secondo le stime di un report del The Economist, ogni anno circa 1,3 miliardi di tonnellate di cibo vengono sprecati nel mondo. In Europa si tratta dell’8% della produzione alimentare e in Italia del 7%. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) il 20% delle morti infantili soprattutto nei Paesi in via di sviluppo dipendono dalla malnutrizione. Ogni giorno, secondo il World Food Programme, a causa della fame muoiono 3.000 bambini.

Tuttavia, a fronte di queste drammatiche cifre, ancora oggi circa un terzo del cibo prodotto viene sprecato. Il fenomeno è più grave in Europa dove si perde il 40% della produzione alimentare ma anche negli Stati Uniti dove si perdono circa 1 miliardo e 600.000 tonnellate all’anno (il 30% della produzione). Una percentuale considerevole che potrebbe essere ridotta attraverso una maggiore utilizzazione dei prodotti agricoli.

Il cibo che viene sprecato è in gran parte frutta e verdura, alimenti che non vengono acquistati perché considerati non perfetti o perché arrivano dopo la scadenza di vendita. Da qui si può concludere che il problema riguarda soprattutto i prodotti biologici o di nicchia, quelli più costosi, per i quali si preferisce risparmiare a discapito della salute e della vita dei bambini poveri del mondo. Un’altra fonte importante di spreco è rappresentata dai rifiuti alimentari che vanno ad inquinare il suolo e l’acqua. Anche la scarsa sensibilità verso la filiera alimentare, in particolare da parte degli acquirenti, contribuisce a far crescere questo fenomeno.

Il problema è stato riconosciuto anche dalle istituzioni europee che hanno approvato una direttiva “Sul cibo sprecato”. Questa prevede che entro il 2025 il cibo sprecato venga ridotto del 50% e che entro il 2030 le eccedenze alimentari vengano utilizzate per fornire nutrimento ai poveri.

Per questo motivo, in Svizzera è stato istituito un fondo di 10 milioni di euro per finanziare progetti per la riduzione del cibo sprecato a livello locale, nazionale e internazionale. “La Svizzera è uno dei paesi più efficienti nel mondo nel salvare il cibo – spiega Stefan Hügli, presidente della Società svizzera per la protezione delle piante (SSP) e membro del comitato di gestione del fondo – ma i nostri dati dimostrano che ancora non siamo all’altezza in questa materia. Le eccedenze alimentari sono sempre meno importanti, ma le polemiche in merito sono sempre maggiori”.

In Svizzera l’utilizzazione dell’economia circolare rappresenta un business di 50 milioni di franchi all’anno. Le eccedenze alimentari rappresentano tra il 5 e il 10% del totale, ovvero 2-3 milioni di tonnellate. Secondo l’Università federale di Losanna (UNIL), solo la metà viene utilizzata a fini umanitari e anche questa parte viene spesso utilizzata per produrre energia. Inoltre, circa un terzo è destinato a produrre biogas o ad essere utilizzato per produrre compost. L’altra parte viene ancora sprecata.

La Svizzera è uno dei paesi più efficienti nel mondo nel salvare il cibo. Ma i nostri dati dimostrano che ancora non siamo all’altezza in questa materia

Gli scarti alimentari sono in genere destinati a finire nella discarica, ma alcuni rifiuti possono essere trasformati in compost e utilizzati per fertilizzare le piante, come avviene ad esempio negli orti urbani di Bellinzona o di Losanna. Eppure, secondo l’UNIL, soltanto una piccola percentuale delle eccedenze alimentari viene utilizzata a questo scopo. Il fondo a disposizione deve dunque svolgere un ruolo importante, secondo Hügli: “Il nostro obiettivo è sviluppare progetti innovativi e stimolanti che potrebbero essere replicati altrove”.

In questi progetti i comuni devono giocare un ruolo chiave. “Le amministrazioni comunali sono le persone giuste per risolvere questi problemi”, spiega Hügli. “Se si riesce a coinvolgerle e a trovare un accordo con i gestori delle discariche, si può creare una rete in grado di risolvere i problemi della questione dell’eccedenza alimentare”.

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Quanto è lo spreco alimentare nel mondo?

La FAO calcola che ogni anno si sprechino 1,3 miliardi di tonnellate di cibo pari a 1/3 della produzione totale destinata al consumo umano. Il solo spreco di cibo in Italia ha un valore economico che si aggira intorno ai 13 miliardi di euro all’anno.

È possibile distinguere tra due tipologie di spreco di cibo.

Food losses: ossia le perdite che si determinano a monte della filiera agroalimentare, principalmente in fase di semina, coltivazione, raccolta, trattamento, conservazione e prima trasformazione agricola.

Food waste: ossia gli sprechi che avvengono durante la trasformazione industriale, la distribuzione e il consumo finale.

( I prodotti che vengono invenduti sugli scaffali dei supermercati, prodotti che vengono buttati causa scadenza o perche frutto di promozioni e quindi usciti da una logica di mercato )

Lo spreco alimentare è un fenomeno che pone interrogativi sugli squilibri di consumo nel mondo e sulla disparità sociale tra chi spreca e chi non ha da mangiare. La FAO indica che sono 222 milioni le tonnellate di cibo buttato nei Paesi industrializzati,
una cifra pari alla produzione alimentare dell’Africa Subsahariana (circa 230 milioni di tonnellate).

A livello europeo si sprecano in media 180 kg di cibo pro-capite all’anno; il 42% di questo spreco avviene a livello domestico.

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Qual è il paese che spreca più cibo in Europa?

Il Belgio è la nazione che ha il triste primato di sprecare più cibo in Europa. 3.8 milioni di tonnellate l’anno (345 kg pro capite) di cereali, pesce, frutta, carne, verdure, uova, barbabietole da zucchero, prodotti caseari e colture oleose.

Quali sono i Paesi che sprecano più cibo nel mondo?

I paesi che nel mondo si contengono il triste primato di paesi maggiori sprecatori di cibo sono questi:

Stati Uniti 126 milioni di tonnellate l’anno (415 kg pro capite)

Australia 7.3 milioni di tonnellate l’anno (298 kg pro capite)

Regno Unito  10.2 milioni di tonnellate l’anno (156 kg pro capite)

Francia 10 milioni di tonnellate l’anno (155 kg pro capite)

Numeri impressionati che coinvolgono ovviamente i paesi più sviluppati in questa triste, tristissima classifica che nel 2022 non vorremmo più leggere.

Quanto cibo viene sprecato ogni giorno al mondo?

Secondo l’emergenza Covid, l’economia è già gravemente colpita, quasi 1 miliardo di tonnellate di cibo, ovvero il 17% di tutto il cibo prodotto, viene sprecato ogni anno in tutto il mondo, con impatti devastanti sull’ambiente e sul clima, oltre che sull’economia. Una disparita enorme se contiamo che più di 1 miliardo di abitanti della terra non può mettere in tavola un pasto tutti i giorni e gli altri pensano bene di buttare via 1 miliardo di tonnellate di cibo al giorno.

Perché la gente spreca il cibo?

Secondo la Fondazione Barilla, il 45% della frutta e della verdura del mondo viene sprecato, secondo la FAO. Lo spreco industriale (per una serie di ragioni che non discuteremo in questa sede) è solo uno dei motivi per cui il cibo viene scartato. Anche a casa scartiamo il cibo, perché ne compriamo troppo o lo conserviamo male.

I venditori e i consumatori sono responsabili dello spreco di cibo, in quanto scartano i prodotti che non soddisfano gli standard di appetibilità e ideali dei consumatori, non siamo abituati a tollerare insalata leggermente scura, frutta con qualche imperfezione, quindi lo spreco alimentare trova il suo giovamento in questi comportamenti sbagliati e questi cambi di abitudine nello stile e nelle abitudini di consumo.

Gli sprechi alimentari si verificano lungo tutta la catena di approvvigionamento, dalla produzione agricola alla lavorazione, al trasporto e alla vendita degli alimenti, fino alla conservazione e al consumo nelle nostre case.

Qual è il cibo più sprecato?

  • Frutta e verdura: 644 milioni di tonnellate sprecate (42%)
  • Cereali: 347 milioni di tonnellate sprecate (22%)
  • Radici e tuberi: 275 milioni di tonnellate sprecate (18%)
  • Latte e derivati: 143 milioni di tonnellate sprecate (9%)
  • Carne: 74 milioni di tonnellate sprecate (5%)

Perché il cibo non va sprecato?

La mancanza di un’adeguata disponibilità di cibo in gran parte del mondo non è solo una questione morale ed etica, ma ha anche ripercussioni ambientali (spreco di risorse naturali, acqua, energia, terreni agricoli, ecc.) nella catena di approvvigionamento a tutti i livelli (produzione primaria, distribuzione, trasformazione e consumo). Una quantità significativa di rifiuti alimentari contribuisce ai danni ambientali sia a livello locale che globale, tra cui le emissioni di gas serra, la deforestazione, la perdita di biodiversità, l’erosione e l’infertilità del suolo, la contaminazione delle falde acquifere, la scarsità d’acqua, la diminuzione degli stock ittici e la diminuzione degli impollinatori. In Europa, il 20-30% dell’impatto ambientale di prodotti e servizi legati al settore alimentare e delle bevande può essere attribuito all’uso di terra, acqua, energia, materiali e sostanze.


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